Dopo tre anni da quel 19 Dicembre 2014 a Montecitorio, dove fu presentato il simbolo “Noi con Salvini” e si apriva ufficialmente il cammino della Lega Nord nel Sud Italia, alle prossime politiche si avrà un unico contrassegno che distinguerà il partito, senza più divisioni di sorta.
È stato approvato in consiglio federale (unico votante contrario, l’assessore lombardo Gianni Fava) con l’assenza di Roberto Maroni ed il Senatur Umberto Bossi. Scritte più grandi, l’Alberto da Giussano centrale con il Leone di San Marco intrinseco nello scudo del guerriero.
Fondo blu e caratteri cubitali gialli per “Salvini” Premier a fugar ogni dubbio. Nell’epoca del leaderismo non sarebbe stata, ovviamente, possibile altra scelta.
Adesso non ci sono più scuse, non ci sono sondaggi da aggregare, somme, ci sarà un unico logo e soprattutto, si potrà tastare ad una competizione elettorale Nazionale, il valore del nuovo corso.
L’obiettivo della coalizione è raggiungere quel 40% che con il premio di maggioranza permetterebbe la formazione di un Governo, con il Presidente del Consiglio espressione della prima lista in termini di voti relativi.
Il programma del possibile Esecutivo, con i punti inscindibili per portare Silvio Berlusconi alla sigla del patto antiribaltone, riguardano l’abolizione della legge Fornero, il salario minimo, la riforma della Buona Scuola, l’introduzione del vincolo di mandato per blindare i parlamentari, la pacificazione fiscale con una rottamazione forfait delle cartelle fino ad una certa soglia. In più, ovviamente, la difesa degli interessi nazionali contro le direttive di Bruxelles, se collidono con il nostro tornaconto.
Carne sul fuoco ce n’è tanta, Forza Italia non ha sciolto il nodo premiership (Berlusconi è ineleggibile) e la freddezza, anche con la Meloni, è palpabile.
Di sicuro c’è che vincere non basta, soprattutto a rinsaldare il gap di credibilità che, se bruciato anche sta volta, ci condurrà inevitabilmente ad un Governo 5Stelle o a qualsiasi altra variabile nuova sulla scena. Gli schieramenti tradizionali continuano ad incrinarsi, figli di un approccio novecentesco ormai in via d’esaurimento.