25 Apr 2024

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Le 10 squadre pugliesi che hanno militato in serie B

Bentornata serie B. Con il fischio d’inizio di Cesena-Brescia, sabato 5 settembre alle ore 20.30, riparte la serie cadetta, anticamera del paradiso calcistico italiano. Dalla stagione 2012-2013 la serie B rappresenta il massimo palcoscenico per il calcio pugliese. L’ultima presenza in serie A, infatti, risale al campionato 2011-2012, stagione che il Lecce concluse al terzultimo posto.

Dall’anno della sua fondazione – nel 1926 – sono ben 10 le formazioni pugliesi ad aver disputato almeno un campionato nella seconda divisione nazionale. In questa ricostruzione storico-statistica il Bari recita la parte da leone, con 44 partecipazioni e ben 11 promozioni: un comportamento che le è valso il soprannome di squadra ascensore. A proposito del Bari in serie B, tifosi e almanacchi possono raccontare tante storie, dal Bari dei baresi alla Meravigliosa stagione fallimentare.

Non solo Bari. Accanto ai galletti, tutte le principali città pugliesi sono state rappresentate almeno una volta da una propria squadra calcistica, Taranto addirittura con due diverse formazioni. Alle spalle degli jonici, secondi in questa speciale graduatoria con 31 partecipazioni fra i cadetti, con un numero consistente di stagioni in serie B troviamo Lecce e Foggia, rispettivamente con 26 e 23 presenze.

A debita distanza incontriamo le formazioni con minore tradizione fra i cadetti. Tra queste spicca il Trani, capace di condannare il Bari ad una nefasta retrocessione in serie C  nella stagione 1964-65. Un annata in cui, anche in virtù di quella preziosa vittoria, il Trani ottiene l’unica salvezza fra i cadetti della sua storia.

Arsenale Taranto (1 partecipazione). Siamo negli anni ’40. Sul Mar Jonio sono ben 3 le squadre che si contendono il primato cittadino: la Società Sportiva Pietro Resta – in onore del deceduto presidente dell’AS Taranto, l’Audace e la Pro Italia. Queste ultime due optano presto per la fusione per ricomporre, appunto, l’AS Taranto. Il Resta, invece, passa sotto l’egidia della Marina Militare e cambia denominazione sociale in Unione Sportiva Arsenale. Di fatto, la squadra rappresenta l’Arsenale militare marittimo di Taranto.

Con questa denominazione, l’Arsenale riesce a disputare il campionato di serie B nella stagione 1946-47. Al termine del girone meridionale la squadra è salva, anche a discapito dei cugini dell’AS Taranto che, invece, vengono condannati all’inferno della terza serie. Sorte da cui i cugini dell’Arsenale non saranno toccati: le due società, infatti, si fonderanno definitivamente nell’Unione Sportiva Arsenaltaranto.

Gallipoli (1 partecipazione). L’unica esperienza dei salentini in serie B, nella stagione 2009-10, sembra il teaser del tracollo economico-finanziario che ha stroncato diverse società sportive – non ultimo, il Parma – a cui il pubblico ha assistito negli ultimi anni.

Dalle stelle alle stalle in 12 mesi: avvicendamenti di presidenti, Vincenzo Barba e Daniele D’Odorico; squadra costretta a giocare le partite casalinghe al Via del Mare di Lecce, a causa dell’impianto gallipolino non a norma per la serie cadetta; rosa allestita all’ultimo secondo a causa delle vicissitudini societarie e mantenuta in vita dal tecnico – er Principe Giuseppe Giannini – e dall’orgoglio degli atleti, in grado per buona parte della stagione di stazionare a centro classifica prima di precipitare nel baratro della retrocessione.

Soprattutto, un’impresa economica ben oltre le possibilità dei finanziatori locali. La società si è letteralmente sbriciolata sotto gli insostenibili spese che la B imponeva per non recitare il ruolo di vittima sacrificale. Risultato: stipendi congelati da ottobre, stato degli impianti sportivi al limite della decenza, giocatori così esasperati da inscenare un’incredibile protesta nei primi secondi del match casalingo contro il Grosseto.

Trani (2 partecipazioni). Per trovare la città nota per l’imponente cattedrale sul mare nella serie B calcistica dobbiamo sfogliare al contrario 50 lunghi anni di calcio italiano. Ii bianco-azzurri di Trani fanno il loro timido esordio fra i cadetti nella stagione 1964-65. Punto su punto, mattone su mattone, costruiscono la loro piccola impresa fra le mura amiche dello stadio Comunale.

La ciliegina sulla torta arriva alla 31esima giornata, domenica 2 maggio 1965. Sul campo del Trani si presentano i cugini del Bari, alla ricerca disperata di punti salvezza. Il derby è teso, bloccato per 90′. A decidere la sfida – e, probabilmente, la salvezza – ci pensa l’attaccante Giacomo Cosmano, nato e cresciuto nel Bari, quell’anno bocca di fuoco dei tranesi. Finisce 1-0 per il Trani. A fine stagione i punti di differenza fra Trani e Bari sono solo 2, quanto basta per scrivere epiloghi distinti e contrapposti: la salvezza per il Trani, la retrocessione per il Bari.

Barletta (4 partecipazioni). Si scrive Barletta, si legge Franco Di Cosola. Al presidentissimo, deceduto nel 2014 in Albania per un infarto, si devono i 4 campionati in serie B, con 3 salvezze consecutive. Permanenze fra i cadetti possibili grazie alla passione del patron della squadra e al talento di alcune bandiere del calcio italiano che scelsero la città adriatica per dare gli ultimi calci al pallone della loro carriera. Fra questi, spiccano il genio e la sregolatezza mancina di Evaristo Beccalossi – ex Inter – e la zazzera bionda di Odoacre Chierico – ex Roma.

Brindisi (6 partecipazioni). Al di là delle prime due esperienze in serie B, maturate nel pieno del periodo post-bellico, gli anni d’oro del Brindisi in serie B risalgono alle 4 stagioni comprese fra 1972-73 e 1975-76. Nella prima, allenati da Luis Vinicio, i brindisini raggiungono un incredibile settimo posto con 41 punti. Nella stagione che vedeva ben 4 squadre pugliesi fra i cadetti – Foggia, promosso in A, Lecce e Bari – il Brindisi si tolse la soddisfazione di battere 2 volte la capolista Genoa, compreso un sonoro 3-0 in casa nel giorno della vigilia di Natale.

Oggi non si conosce il destino delle ceneri di quella squadra. Coinvolta nell’inchiesta Dirty Soccer, il Brindisi è stato escluso dal campionato di serie D.

Fidelis Andria (6 partecipazioni). A differenza del Brindisi, l’approdo degli andriesi nella cadetteria risale agli anni ’90. Nel 1992-93 la Fidelis partecipa al suo primo campionato di serie B, allenata da Mario Russo – artefice della storica promozione – e, dopo poche giornate, da Giorgio Rumignani. Dopo un inizio stentato – un punto in cinque partite, che costano la panchina a Russo – l’Andria riesce a centrare la salvezza dopo un lungo duello a distanza con la SPAL.

Il piccolo miracolo avviene nella stagione successiva. Mentre la Fiorentina di Gabriel Omar Batistuta ammazza il campionato, la Fidelis si piazza nona ad appena 4 punti dalla soglia promozione.

Fra i calciatori che hanno calcato il palcoscenico della serie B con la maglia della Fidelis spicca Nicola Amoruso, autentico globetrotter del goal, che contribuì con 15 realizzazioni alla salvezza nella stagione 1994-95.

Nell’album dei ricordi, invece, restano impresse le immagini del pareggio casalingo – benché disputato allo Stadio San Nicola di Bari – in Coppa Italia contro la quotatissima Juventus di Giovanni Trapattoni e Roberto Baggio. Al vantaggio iniziale segnato dal Divin Codino rispose, al 90′, Vittorio Insanguine.

Foggia (23 partecipazioni). Allenare i Satanelli non è cosa da tutti. Non sarà un caso, forse, che le migliori prestazioni del Foggia fra i cadetti vedono sempre grandi condottieri seduti in panchina. E se pensate che il riferimento sia solo ad un taciturno boemo dalla sigaretta facile, vi sbagliate di grosso.

Il primo condottiero non arriva da molto lontano. Si chiama Oronzo Pugliese, viene da Turi ed ha il merito di portare in appena 3 anni i rossoneri dalla serie C alla serie A. Nella massima serie, Pugliese verrà in seguito soprannominato Mago di Turi, per la sua propensione nel sconfiggere sistematicamente il Mago Herrera e la Grande Inter – tra cui spicca un clamoroso 3-2 del Foggia contro i nerazzurri freschi di Coppa Intercontinentale.

Nella stagione 1969-1970 la panchina è occupata da Tommaso Maestrelli. A centrocampo gioca Luciano Re Cecconi, centrocampista che mister Maestrelli porterà con sé alla Lazio che, qualche anno dopo, avrebbe conquistato un incredibile scudetto prima di una tragica e, altrettanto, incredibile fine.

E alla fine arriva Zemanlandia. Nella stagione 1990-91 un’incredibile concentrazione di calciatori sconosciuti – fra cui spicca il tridente Baiano-Rambaudi-Signori – amalgamati da Zdenek Zeman ha trasformato il Pino Zaccheria di Foggia in un Luna Park dove poteva accadere di tutto. Il Foggia del tecnico boemo poteva triturare gli avversari sotto una pioggia di gol, oppure subirne la stessa sorte a causa di una linea difensiva volutamente ballerina. In una parola, spettacolo.

Lecce (26 partecipazioni). Come visto per il Foggia, anche Lecce è meta di grandi tecnici. Uno strano incrocio vuole che alcuni di questi – Eugenio Fascetti e Giampiero Ventura – abbiano in seguito contribuito alle fortune sportive degli acerrimi nemici del Bari.

Eugenio Fascetti è stato il primo a portare il Lecce in serie A, nella stagione 1984-85, grazie ai colpi del tandem d’attacco Cipriani-Paciocco. Quel Lecce, però, era troppo debole per la massima divisione. Retrocesse subito, concedendosi comunque la soddisfazione di vincere all’ultima giornata contro la Roma in corsa per il titolo, consegnando di fatto lo scudetto alla Juventus.

Venne poi la volta del Magara. Carlo Mazzone, il più ruspante dei tecnici italiani, riporta il Lecce in serie A nella stagione 1987-88. Pedro Pasculli è l’alfiere di quella risalita, con 12 reti all’attivo. Fra i giallorossi di Mazzone tantissimi giovani promettenti, tra cui Luigi Garzya, Francesco Moriero e Antonio Conte.

Di Giampiero Ventura, invece, l’impresa più esaltante: un filotto di promozioni che riporta i giallo-rossi dalla serie C alla serie A in due anni. I bomber FranciosoPalmieri segnano con invidiabile puntualità: realizzano 29 reti in due.

Taranto (31 partecipazioni). A Taranto la serie B manca dal 1993, anno in cui la squadra retrocede sul campo (penultimo posto) e, soprattutto, viene radiata per inadempienze finanziarie nei confronti di Covisoc e Lega Calcio. Da quella stagione il Taranto vive nel limbo della serie C, dove più volte ha sfiorato il ritorno fra i cadetti con la partecipazione, purtroppo nefasta, a diverse edizioni dei playoff promozione.

Calcisticamente parlando Taranto è stata per anni l’unica rivale del Bari in terra pugliese, prima che il Lecce risalisse dai bassifondi della serie C.

Indimenticabile, nel bene e nel male, la stagione 1977-78. Quel Taranto sogna per 6 mesi l’approdo in serie A, spinta dalla vena realizzativa di Erasmo Iacovone (nella foto), a segno 9 volte nella prima parte del campionato, e da Franco Selvaggi, futuro campione del mondo a Spagna ’82. Il destino diventa decisivo la notte del 6 febbraio 1978, quando Iacovone perde la vita in un incidente stradale a soli 25 anni. Lo shock per la scomparsa del giovane attaccante influisce negativamente sul campionato in corso, che vede il Taranto concludere la stagione all’ottavo posto. Lo stadio Salinella, teatro delle partite in casa dei rossoblu, viene a furor di popolo dedicato allo sfortunato attaccante molisano.

Bari (44 partecipazioni). Non può che finire col Bari questa rassegna dedicata al rapporto fra squadre pugliesi e serie B.  I biancorossi sono la quarta squadra più presente nella storia dei cadetti – dietro Brescia, Verona e Modena – e la seconda per promozioni ottenute – 11, dietro l’Atalanta a 12, e chissà se quest’anno…

Tante le storie che legano Bari alla serie B. Il Bari dei baresi della stagione 1982-83 vede quasi premiata con la promozione in serie A l’intuizione del tecnico Enrico Catuzzi, ovvero premiare i talenti emersi dalle giovanili biancorosse promuovendoli in prima squadra, legata anche ad esigenze di bilancio. Quel Bari schiera diversi Enfants du paysFrappampina, Armenise, G. Loseto, Caricola, Bitetto, Caffaro, Del Zotti, Cuccovillo, De Trizio,  nati nel capoluogo, a cui vanno aggiunti Nicassio (di Adelfia), Corrieri e Terracenere (di Molfetta).

Quel Bari sperimenta, fra le prime in Italia, la zona totale e diventa un esempio da seguire per tutte le formazioni del Bel Paese. Solo presunti torti arbitrali – in particolare contro Pisa, Sambenedettese, Cremonese, Pistoiese e Pescara – fermano l’ascesa di Maurizio Iorio e compagni, che terminano la stagione al quarto posto ad un passo dalla promozione.

Ma San Nicola, forse, è abituato ad ispirare belle storie nella terra che lo ha accolto. Stagione 2013-14, serie B. I fratelli Antonio e Vincenzo Matarrese se ne vanno da Bari dopo oltre 30 anni, lasciando una società in pieno dissesto finanziario. La squadra è sull’orlo del baratro, un colpo troppo forte per una città che impazzisce per i propri colori. Mentre nei tribunali la spunta Gianluca Paparesta, che rileva il Bari in attesa di tempi migliori – economici e sportivi – l’orgoglio e i risultati dei ragazzi in campo risveglia l’intera città, sopita da una condizione di classifica inizialmente condizionata dalle vicende societarie. Il Bari di Sciaudone, Galano e Joao Silva conquista i play-off promozione e, per poco, non riesce a spuntarla. Di fatto, i biancorossi concludono la loro Meravigliosa stagione fallimentare senza perdere la doppia semifinale contro il Latina (doppio 2-2, passa il Latina per il miglior piazzamento in regular season).

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Lino Castrovilli
Lino Castrovilli
Laureato in Scienze della comunicazione, vive una condizione mentale-lavorativa a suo dire schizofrenica: cerca con insistenza di unire in un’unica professionalità il suo amore per il web e la scrittura. Ama la Puglia e per questo, nonostante le difficoltà ha deciso di restare qui.

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