12 Nov 2025

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Ex Ilva, Fabio Greco (Confapi): “Taranto merita una ripartenza reale”

Vicenda ex Ilva, un futuro in bilico tra sviluppo, reindustrializzazione, ambiente e salute che sembra un nodo gordiano vero e proprio. Sulla vicenda, inoltre, arriva una cassa integrazione per oltre 5000 dipendenti resasi necessaria dallo spegnimento dell’altoforno per lavori indifferibili. Mentre ancora in alto mare è la vicenda legata alla cessione del ramo industriale, da ultimo con pare l’impossibilità della nazionalizzazione.

Registriamo sull’argomento l’intervento del presidente di CONFAPI Taranto, ing. Fabio Greco.

“Sull’ex ILVA il Governo deve dire cosa vuole fare. Sono due anni che attendiamo. Non è più possibile vivere questa condizione di incertezza assoluta.”

E’ l’amaro sfogo del presidente di CONFAPI Taranto, ing. Fabio Greco, a margine dell’ennesimo incontro fra Governo e sindacati tenuto nella giornata di ieri per cercare di delineare il futuro dello stabilimento siderurgico attraverso un piano che però non sembra essere risolutivo. Anzi.

“Oggi -dichiara il presidente Greco- abbiamo una situazione nella quale il territorio si impoverirà. Si parla di 6000 in CIGS, nonché degli ulteriori 4000 dell’indotto, ma non si parla della conseguente desertificazione delle imprese e dei problemi che si troverebbero a dover affrontare. Perché mentre le aziende potranno mandare in cassa il proprio personale, Taranto non avrà più un tessuto imprenditoriale adatto a sorreggere tutti gli investimenti che il Governo sta progettando per risollevarci da questa condizione. Quindi? Serve un piano, serve progettualità. Non serve invio di denaro, che poi sistematicamente leggeremo sui giornali essere tornato indietro. Serve una Taranto non di cassa integrati. Taranto merita rispetto. Merita una ripartenza. E questa non lo è. Taranto ha bisogno di un piano industriale che sia serio, ambizioso, sostenibile e compatibile con le esigenze di un territorio le cui ferite, provocate da scelte passate risultate miopi e a dir poco discutibili, stentano a rimarginarsi.”

“Serve-continua il presidente di CONFAPI Taranto- un intervento di apertura con i sindacati e a favore delle imprese del territorio che oggi si vede “sfrattato” dopo aver sostenuto lo stabilimento per anni e la produzione nazionale strategica. Ma a questo punto è lecito domandarsi cosa ci sia di strategico. Oggi cosa è rimasto? Come si vorrà portare avanti il “rearm europe” senza produzione di acciaio dell’ex ILVA? Lo Stato garantisce la sicurezza della difesa. Allora mi chiedo come è possibile nel 2025, in uno Stato organizzato, restare inermi di fronte ad una situazione del genere? Lo Stato non deve preparare un piano industriale, ma deve farlo chi compra. Ci sono diverse proposte sul tavolo, ma a queste non si dà seguito, ci sono solo parole, mentre i fatti sono zero”.

“Forse, è arrivato davvero il momento di considerare Taranto non come un “problema da gestire”, ma come una risorsa da valorizzare nel rispetto della salute, dell’ambiente e del lavoro. Sono sconcertato perché si discute tanto e tutti sono pronti a salire sul carro. Ma poi, si parla del rispetto delle norme contemplate dalla Carta Costituzionale in merito ad un’eventuale nazionalizzazione. Che nel caso dell’ex ILVA non potrebbe avvenire. Ma, di contro, se lo stabilimento è da considerarsi un’azienda strategica, allora cambia la narrazione. Sì, perché sarà anche utile che qualcuno ci faccia capire fino a che punto Taranto è considerata dallo Stato “strategica per il Paese”. Un chiarimento del genere appare necessario anche alla luce del fatto che “la Costituzione italiana non prevede la possibilità di nazionalizzare imprese siderurgiche”. Sappiamo che il riferimento è all’articolo 43 che, in effetti, indica la nazionalizzazione di determinate imprese in presenza di servizi pubblici essenziali, fonti di energia o situazioni di monopolio e solo se si ravvisa un “carattere di preminente interesse generale”. Ma allora, se le cose stanno così, si deve ritenere che la siderurgia italiana non sia strategica? Che non rivesta un “preminente interesse generale”? Possibile che la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, la sicurezza industriale, l’occupazione di migliaia di lavoratori, lo sviluppo di un territorio non debbano giustificare un eventuale intervento pubblico?

Io so solo che lo Stato deve garantire l’art. 4 della Costituzione: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Lo ripeto, il Governo ci faccia capire cosa vuole fare con l’ex ILVA.”

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