25 Ott 2025

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Arpal, il Consiglio regionale prova a cambiare le norme (e a far decadere Massimo Cassano)

Incardinata nella seduta congiunta delle Commissioni II e VI, la proposta di legge di modifica della normativa vigente in materia di politiche attive per il lavoro, la cui approvazione è stata rinviata a mercoledì prossimo per ulteriori approfondimenti tecnico-normativi.

In particolare, la modifica proposta ed illustrata questa mattina va a sostituire la figura del direttore generale di ARPAL con quella dell’amministratore unico, specificando al meglio i criteri di comprovata esperienza e competenza in diritto del lavoro, che devono riguardare il titolo culturale più aderente alla competenza in diritto del lavoro (laurea magistrale in giurisprudenza o economia). Circa l’esperienza, invece, si fa riferimento all’espletamento di ruoli di dirigenza per oltre cinque anni nella pubblica amministrazione, ovvero all’incarico di professore universitario di ruolo nelle materie giuridiche o economiche, o l’iscrizione da almeno dieci anni nell’elenco degli avvocati patrocinanti presso le magistrature superiori.

Altra modifica riguarda la norma transitoria, che determinerebbe la decadenza del direttore generale in carica con l’entrata in vigore della legge e nelle more, l’attribuzione delle funzioni di gestione ordinaria al direttore del Dipartimento regionale politiche del lavoro, istruzione e formazione, senza ulteriore compenso.

“Un’ampia maggioranza trasversale in Commissione ha chiesto un breve rinvio per approfondire la proposta di legge di riforma dell’Arpal, e soprattutto per riflettere sull’amministratore unico, come prevede la proposta di legge, o sul consiglio d’amministrazione, come invece proposto da un collega di minoranza e sostenuto da altri colleghi della maggioranza” ha commentato il presidente della I Commissione Fabiano Amati (Pd).

“La proposta alternativa del Consiglio di amministrazione al posto dell’amministratore unico, mi trova dissenziente perché i CdA sono generalmente strumenti di gestione rappresentativa di più soci e dunque poco confacenti alle agenzie pubbliche, ove l’unico socio dovrebbe essere il buon governo”.

“L’Arpal oggi – ha commentato Vito De Palma (Fi), vicepresidente della I Commissione – è una struttura fallimentare e fin qui siamo tutti d’accordo. Ma pensare di rilanciare l’attività dell’agenzia solo innalzando il livello culturale e formativo richiesto ai vertici apicali, senza cambiare gli obiettivi strategici dell’ente, significa cadere nel tranello della vecchia politica: si cambiano i nomi, ma la sostanza è sempre la stessa”.

“Se si tratta – prosegue – di una legge proposta solo per ‘far fuori’ qualcuno dall’agenzia è un conto; ma se si vuole conferire un valore politico superiore al provvedimento, non basta imporre criteri culturali più elevati all’amministratore unico: serve rilanciare la linea dell’ente, con obiettivi nuovi e una visione precisa per il suo rilancio”.

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