Non una sospensione, ma una defezione. Dopo lo strappo sulle primarie a Bari annunciate da Giuseppe Conte e confermate da Michele Laforgia, con cui i pentastellati hanno certificato la propria indisponibilità a disputare le primarie già previste per domenica prossima, il Partito Democratico decide di tirare dritto.
La presa di posizione è chiara nelle dichiarazioni del segretario regionale Domenico De Santis all’indomani della bufera che ha colpito esponenti di un gruppo politico (Sud al Centro) civico e del Pd (con il coinvolgimento dell’assessore regionale Anita Maurodinoia e l’arresto ai domiciliari del marito Sandro Cataldo) per corruzione elettorale legata a Triggiano e Grumo Appula.
Il timore che si evince dalle parole di De Santis è che quello che sta accadendo in questi giorni possa essere un pretesto per tornare a chiedere il candidato “imposto” e non quello condivido. Non una parole invece sul sistema di corruzione e di compravendita dei voti che in queste ore sta emergendo prepotente e che rimbalza continuamente su tutti i media locali e nazionali.
“Provando ad interpretare – dice De Santis – una lunga e confusa serie di dichiarazioni ci sembra di essere difronte ad un ritiro unilaterale dalle primarie di Michele Laforgia che segue la analoga decisione del Movimento 5 Stelle. Siamo esterrefatti perché questo incomprensibile sviluppo avviene a 48 ore dall’apertura delle urne. Al popolo del centrosinistra si deve più rispetto.
I nostri volontari stavano organizzando i seggi, le schede, le urne presso le sedi prescelte. Noi chiediamo rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e diciamo forte e chiaro che nessuno può pensare di dare lezioni di moralità agli altri“.
“Chi diserta le primarie sbaglia perché divide la coalizione. Noi vogliamo tenerla unita la coalizione, ma se si continua a voler imporre da sei mesi un nome e un solo nome a tutti i costi il sospetto che si volesse andare divisi dall’inizio è più che legittimo. Così non va – conclude De Santis – se non arriveranno segnali unitari seri, mettendo al centro la città e non le proprie legittime ambizioni personali noi cominceremo la campagna elettorale con Vito Leccese. Se si vuole parlare e trovare L’Unità noi ci siamo, e ci siamo sempre stati ma basta le imposizioni”.
Sulla vicenda giudiziaria di ieri, che va ad affiancarsi a quella (Codice Interno) che per il momento sfiora soltanto la maggioranza di centrosinistra, senza colpirla direttamente (se non per alcune dichiarazioni di Michele Emiliano ancora da chiarire) parla invece Elly Schlein, che quest’oggi sarà a Bari. Chi è vicino alla segretaria Dem parla di una Schlein che per tutta la mattina di ieri ha provato a cercare Giuseppe Conte per concordare uno slittamento delle primarie, senza riuscirci.
Nel pomeriggio la segretaria aveva comunque preso le distanze dalle persone coinvolte nell’inchiesta di Triggiano. Per affermare che “il suo Pd” nulla ha a che fare con quel che è successo. La linea del Partito democratico è chiara: “non accettiamo voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo, non può trovare spazio nel partito che stiamo ricostruendo, le porte sono chiuse e sigillate”. Anche se però nei fatti in Puglia il limite tra le civiche ed il Pd non è stato sempre così netto e lineare, anche con personaggi sempre chiacchierati. E le inchieste in corso ne sono l’esempio più lampante.
Sulle parole di Conte Schlein è sbalordita. Quello del leader pentastellato per la Schlein è un atteggiamento spregiudicato: “Nella maggioranza di Emiliano ci stanno anche loro e lui fa le prediche a noi? Vuole far vincere la destra? Vuole metterci in difficoltà? A che gioco sta giocando?”.