24 Ott 2025

In evidenza:

HomeBlogL'ignoranza tecnologica degli studenti italiani: una bomba a orologeria per il futuro

L’ignoranza tecnologica degli studenti italiani: una bomba a orologeria per il futuro

L’allarme lanciato dagli studenti italiani è chiaro: l’intelligenza artificiale (IA) fa paura, ma non quanto la prospettiva di un futuro lavorativo incerto. Otto studenti su dieci chiedono a gran voce di studiare l’IA a scuola, lo rivela l’edizione 2025 della ricerca “Dopo il diploma” condotta da Skuola.net insieme ad ELIS (realtà̀ no profit specializzata in attività di orientamento, formazione e inserimento professionale) su un campione di 2.500 alunni delle scuole superiori.

Tale richiesta, se da un lato evidenzia la consapevolezza dell’importanza di questa tecnologia, dall’altro svela una preoccupante lacuna: l’ignoranza tecnologica che affligge il sistema scolastico italiano, manifestata durante l’inizio del periodo “COVID”, periodo che ha messo in evidenza la scarsa attitudine, se non addirittura la totale renitenza in taluni casi, sia del sistema scolastico che di parte del corpo insegnanti verso una transizione digitale e verso un sistema d’insegnamento più flessibile.

Come riportato da Skuola.net, sempre più studenti stanno facendo pratica con lo strumento, sia dentro che fuori dalla scuola. Il 51% dichiara, infatti, di sfruttare una o più risorse basate sull’IA generativa (come ChatGPT, giusto per citare la più famosa) “molto spesso” o “spesso”, un numero, lievitato da un anno all’altro: nel 2024 ci si fermava al 34%, fronte di una platea quasi raddoppiata di giovani che usano spesso e volentieri l’IA, perciò, si sono praticamente dimezzati quelli che non l’hanno mai fatto: sono passati dal 25% al 16%.

Purtroppo, circa la metà degli intervistati dichiara di interpretarlo principalmente come assistente per le ricerche o come compagno di studi, dal quale ottenere maggiori spiegazioni o dal quale farsi interrogare per verificare la preparazione. Circa 1 su 3, invece, usa l’IA per correggere i propri elaborati, per crearne di nuovi o per farsi dare qualche suggerimento su strategia e metodo di studio, dimostrando scarsa preparazione di fronte al progresso tecnologico globale, al punto da vedere nella formazione scolastica un’ancora di salvezza per non rimanere disoccupati in futuro.

Questa consapevolezza seppur assai tardiva, se da un lato dimostra una certa lucidità sulle dinamiche del mercato del lavoro, dall’altro mette in luce una fragilità preoccupante: il gap tecnologico di una generazione che dovrebbe essere nativa digitale. Non è paradossale, infatti, che nell’era dell’iperconnessione, molti giovani abbiano una conoscenza superficiale delle tecnologie che plasmano il nostro presente e plasmeranno il nostro domani?

Le conseguenze di questa ignoranza sono gravi

  • Disoccupazione: In un mercato del lavoro sempre più digitalizzato, chi non possiede competenze tecnologiche rischia l’esclusione.
  • Divario sociale: L’accesso alle tecnologie e la capacità di utilizzarle diventano fattori di disuguaglianza sociale.
  • Arretratezza del paese: Un paese con una popolazione tecnologicamente impreparata perde competitività a livello globale.

In paesi più avanzati tecnologicamente, come gli Stati Uniti o la Corea del Sud, l’educazione informatica è integrata nei curricula sin dai primi anni di scuola. Questo non solo prepara i giovani alle sfide professionali, ma li rende anche cittadini consapevoli in una società sempre più digitalizzata. Al contrario, l’Italia rischia di perpetuare un modello in cui l’innovazione è riservata a pochi “illuminati”, mentre la maggioranza rimane esclusa, con conseguenze sia economiche che sociali.

Il problema non è solo culturale, ma anche strutturale. Il sistema scolastico italiano, sebbene in evoluzione, rimane ancorato a modelli didattici tradizionali obsoleti. Materie come l’informatica e l’educazione tecnologica sono spesso marginalizzate o trattate in modo superficiale, lasciando gli studenti senza gli strumenti necessari per comprendere realmente a fondo un mondo in cui competenze come il coding, la gestione dei dati e la comprensione dell’IA sono fondamentali.

È urgente un cambio di rotta

La scuola italiana deve investire massicciamente in tecnologia e formazione. È necessario:

  • Aggiornare i programmi di studio, introducendo materie come l’IA, la programmazione e la robotica.
  • Dotare le scuole di infrastrutture tecnologiche all’avanguardia.
  • Formare i docenti, fornendo loro le competenze necessarie per insegnare le nuove tecnologie.
  • Promuovere la cultura digitale, sensibilizzando gli studenti sull’importanza di un uso consapevole e responsabile della tecnologia.

Conclusioni

L’ignoranza tecnologica non è più un problema che si può ignorare, né un lusso che possiamo permetterci. È un’emergenza educativa, culturale ed economica. Se i giovani italiani vogliono davvero affrontare il futuro con fiducia, devono essere messi in condizione di non subirlo, ma di dominarlo. L’ignoranza tecnologica è una bomba a orologeria che rischia di esplodere nel futuro dei nostri giovani e del nostro paese. È ora di agire, prima che sia troppo tardi.

Banner donazioni

Telegram PugliaIn

Per seguire in tempo reale tutte le news iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram

Ultimi Articoli

Sinner accede alle semifinali dell’Atp 500 di Vienna

VIENNA (ITALPRESS) (SEGUE) – Jannik Sinner approda alle semifinali dell'”Erste Bank Open”, torneo Atp 500 con montepremi totale pari a 2.736.875 euro, in corso...
spot_img
spot_img