Sarà la figura del Consigliere supplente l’ultimo atto della legislatura regionale, nella sua ultima seduta programmata per venerdì prossimo?
L’idea sarebbe quella di prevedere fino ad 8 seggi regionali da assegnare “temporaneamente” ai Consiglieri che andranno a sostituire i nominati nella Giunta regionale. Di fatto tagliando le spese dei gruppi consiliari per garantire i loro emolumenti.
Di questo, insieme al bilancio di previsione 2026, sarà all’ordine del giorno della prossima seduta consiliare. Una previsione che a quanto pare piace molto ad alcuni esponenti della maggioranza, che potrebbero in questo modo essere “recuperati” in caso di mancata elezione.
Contro questa ipotesi si scaglia il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, che parla chiaramente di “una soluzione elettorale per creare più poltrone, lo dimostra che chi si sta dando più da fare (con la benedizione del ‘nuovo che avanza’ Antonio Decaro), un assessore e un consigliere delle province più piccole Brindisi e Bat che nella ripartizione dei seggi potrebbero non riuscire ad essere rieletti, visto il calibro elettorale dei competitor”.
“Per questo motivo ieri si sono affrettati a far circolare la notizia che la Regione Sicilia, governata dal centrodestra, avrebbe introdotto la figura del consigliere supplente. La notizia circolata è faziosa e parzialmente errata, perché l’Assemblea siciliana ha dato parere favorevole al disegno di legge nazionale che modifica lo Statuto speciale, un voto che ora dovrà essere esaminato e approvato in doppia lettura da Camera e Senato. Per intenderci la maggioranza di centrodestra non solo non ha usato un semplice emendamento, ma soprattutto ha avviato questo processo a metà legislatura e non certo a un mese e mezzo dalle elezioni. Non solo, va ricordato a chi del centrosinistra sta facendo circolare la notizia (in modo errato) che il centrosinistra, in modo particolare il Partito Democratico (nel quale l’assessore al Bilancio vuole candidarsi), ha votato contro sostenendo che vi sarebbe una maggiore spesa per le casse pubbliche regionali”.
“Ma veniamo nel merito della procedura: è evidente che anche in Puglia occorrerebbe una modifica statutaria e quindi una modifica anche della legge elettorale. Una procedura che non solo non può essere prevista a legislatura scaduta e quindi in regime transitorio, ma che innescherebbe un periodo transitorio di totale incertezza perché, ed Amati fine giurista dovrebbe saperlo, è fin troppo scontato che il Governo impugnerebbe l’articolo di legge regionale, perché chiaramente non si tratta di decisione indifferibile e urgente. Basterebbe che i fautori della genialata avessero letto la sentenza della Corte Costituzionale sul terzo mandato e si sarebbero accorti che le probabilità di bocciatura sarebbero altissime. E comunque fra 50 giorni si vota e non si cambiano le regole in corsa”.
“A tutto questo si aggiunga il paradosso dei paradossi: il Consiglio regionale, essendo la popolazione pugliese scesa sotto i quattro milioni di abitanti, sarebbe dovuto passare da 50 componenti a 40, poi grazie all’impegno di tutte le forze parlamentari (tranne il Movimento 5 Stelle, che a livello regionale monitoreremo ricordando quanto detto dai loro esponenti in Parlamento contro l’aumento delle poltrone) si è riusciti a non fare tagli. E ora? Addirittura da 40 il centrosinistra vuole portalo a 58/60. Follia. Infine, ricordiamo anche ai tecnici della Ragioneria della Regione e a chi è tenuto a rilasciare il parere all’emendamento presentato, che gli stanziamenti per i Gruppi, con una somma destinata a ogni consigliere, sono stabiliti da leggi statali (decreto Legge n 174 del 2012 convertito nella legge 213 del 2012) per una determinata finalità operativa che non può essere distratta per pagare consiglieri ‘trombati e ripescati’, ai quali si dovranno calcolare oltre le indennità anche le varie aspettative obbligatorie per legge sia per dipendenti pubblici e privati e relativi contributi figurativi. Quindi la somma potrebbe essere maggiore dei tre milioni previsti”.