28 Ott 2025

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Il Blocco Digitale di Trump e il Cloud Act: Perché l’UE deve accelerare

L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono alleati storici, uniti da valori democratici e da una fitta rete di scambi commerciali. Eppure, le recenti ed “eccentriche” manovre politiche dell’amministrazione “Trump”, come l’imposizione di dazi del 50% su prodotti europei in acciaio e alluminio, hanno incrinato la fiducia. Questi atti, che utilizzano strumenti commerciali contro partner fidati, dimostrano un approccio pragmatico e talvolta aggressivo della politica americana.

In uno scenario di accresciuta instabilità politica e tensioni economiche, il quesito più inquietante per l’Europa non è se l’America alzerà nuove barriere tariffarie, ma se deciderà di “staccare l’internet” o, più precisamente, i servizi digitali vitali.

La minaccia invisibile: Il blocco digitale esercitato da Washington

L’idea di un blocco totale dell’infrastruttura di rete, come la rottura fisica dei cavi sottomarini che connettono l’Atlantico (un atto punito dalla legge, sebbene per colpa), piuttosto che una richiesta esplicita dello “studio ovale” è un’ipotesi estrema. La vera vulnerabilità dell’Europa risiede in un controllo più sottile: quello esercitato sui servizi digitali strategici, quasi interamente dominati da aziende con sede negli Stati Uniti.

Il “punto di svolta” per i policy maker europei è arrivato con l’episodio che ha coinvolto la Corte Penale Internazionale (CPI). A seguito delle sanzioni imposte dall’allora amministrazione Trump, Microsoft ha dovuto sospendere rapidamente l’account email ufficiale del procuratore capo. Questo non è un incidente isolato, (recentemente è accaduta la stessa cosa alla Relatrice speciale delle Nazioni Unite e nostra connazionale Francesca Albanese)  ma la chiara dimostrazione di come i colossi tecnologici americani possano trasformarsi, all’occorrenza, in “armi” al servizio degli interessi geopolitici di Washington.

Dalla posta elettronica ai software di produttività, passando per i sistemi di pagamento internazionali (come Visa, Mastercard e SWIFT), l’infrastruttura digitale essenziale per l’economia europea risponde, in ultima istanza, alla Casa Bianca.

Sovranità digitale, cloud europeo e OS: Gli scudi dell’autonomia

Di fronte a questa dipendenza strutturale, l’esigenza di autonomia digitale per l’Europa è diventata una priorità strategica.

Sovranità Digitale: Questo concetto definisce la capacità di uno Stato, un’organizzazione o un individuo di controllare e gestire in modo indipendente i propri dati e tecnologie. Nel contesto geopolitico, significa garantire che i dati europei non siano soggetti alle leggi di paesi stranieri. Regolamenti europei come il GDPR tutelano il trattamento dei dati personali.

Sistema Operativo Europeo (EU OS): L’iniziativa per sviluppare un sistema operativo basato sull’open source, come l’EU OS che utilizza Linux e Fedora, mira a ridurre la dipendenza dai sistemi operativi commerciali sviluppati negli Stati Uniti (come Windows e macOS). L’obiettivo è avere pieno controllo sul software che alimenta istituzioni e infrastrutture critiche.

Cloud Europeo (Gaia-X): La vera battaglia si gioca nel cloud computing, dove i fornitori europei detengono solo il 15% circa del mercato infrastrutturale europeo. Il progetto Gaia-X è la risposta a questa debolezza. Non si tratta di costruire un unico mega-cloud, ma di definire gli standard per un ecosistema digitale federato, interoperabile e decentralizzato, che garantisca la sovranità dei dati, la trasparenza e l’uso di standard aperti.

L’urgenza di queste iniziative è amplificata dalla legislazione statunitense, in particolare il CLOUD Act (Clarifying Lawful Overseas Use of Data). Questa legge, considerata una delle politiche americane più “stravaganti”(per non dire chiaramente aggressive) per il suo impatto extraterritoriale, consente alle autorità USA di accedere ai dati archiviati dalle Big Tech americane per indagini penali, anche se tali dati sono fisicamente conservati al di fuori dei confini statunitensi, minando la fiducia nella sicurezza e nella riservatezza dei dati europei.

La risposta delle Big Tech: Sovereign cloud e confini dei dati

Di fronte alla possibilità europea di mettersi al sicuro da un eccessivo e discutibile controllo da parte dell’alleato e disaccoppiarsi dall’eccessiva dipendenza dalla tecnologia statunitense, le Big Tech americane per evitare di perdere milioni di clienti e miliardi in affari, hanno lanciato le loro contromisure: le offerte di Cloud Sovrano (Sovereign Cloud).

Questo è il tentativo delle aziende di isolarsi dagli effetti delle politiche di Washington, pur mantenendo la loro quota di mercato in Europa.

Strategia di AWS: Amazon Web Services (AWS) ha promosso il suo Sovereign Cloud con un approccio “sovereign-by-design” che enfatizza controlli tecnici robusti (come il sistema Nitro) e garantisce che i clienti mantengano il pieno controllo sulla posizione e sull’accesso ai propri dati. AWS partecipa anche attivamente ai gruppi di lavoro di Gaia-X.

Strategia di Microsoft: Microsoft ha lanciato l’iniziativa EU Data Boundary (EUBD), impegnandosi a limitare la memorizzazione e l’elaborazione dei dati personali dei clienti dell’UE e dell’EFTA (Associazione europea di libero scambio) all’interno dell’Area Dati UE, con data center in vari Paesi membri.

Nonostante queste iniziative, le aziende europee si trovano di fronte a un dilemma: un Cloud Sovrano offerto da un hyperscaler statunitense offre vera autonomia se l’azienda rimane comunque soggetta al CLOUD Act? Per molti, la vera sovranità digitale deve significare non solo la residenza dei dati, ma anche una governance europea (potere decisionale) e l’esclusiva sottomissione alla giurisdizione UE.

Le Diverse Velocità Europee

Il percorso verso l’autonomia digitale non è uniforme nel continente. Francia e Germania, in particolare, hanno adottato misure di protezione più incisive e specifiche rispetto all’Italia, il cui approccio è più recente e incentrato sul partenariato pubblico-privato.

Francia e Germania: L’Offensiva Istituzionale e Tecnica

Questi Paesi hanno stabilito standard rigorosi e investito in strategie di disaccoppiamento specifiche:

Cloud Sovrano Qualificato (Francia): La Francia ha introdotto lo standard SecNumCloud, gestito dall’ANSSI (Agenzia nazionale per la sicurezza dei sistemi informatici). La versione 3.2 di SecNumCloud è particolarmente rilevante poiché, oltre ai requisiti di sicurezza, ha introdotto il concetto di sovranità legale, richiedendo che i fornitori di servizi siano di proprietà europea per garantire una reale indipendenza decisionale e che le chiavi di crittografia siano sotto esclusivo controllo europeo. Questo stabilisce un livello di autonomia superiore rispetto al semplice data residency.

Adozione Open Source (Germania e Francia): Entrambi i Paesi hanno sperimentato attivamente la migrazione della Pubblica Amministrazione (PA) a sistemi operativi open source basati su Linux.

Germania (Caso LiMux): La città di Monaco ha inizialmente ottenuto un notevole successo con il progetto LiMux, passando da Windows a Linux e Open Source e risparmiando circa quattro milioni di euro all’anno. Sebbene Monaco abbia successivamente optato per una controversa retromarcia a Windows 10, il modello di adozione di Linux è stato replicato con successo in altre aree, con 30.000 computer in Germania che sono passati a Linux.

Francia: Le amministrazioni locali francesi hanno continuato a migrare a sistemi come Linux Mint per ridurre i costi e aumentare l’autonomia digitale. La previsione è che, nei prossimi tre anni, Linux possa girare sul 10-15% dei PC negli uffici pubblici francesi.

Italia: La Sfida del Polo Strategico Nazionale (PSN)

L’Italia, pur essendo allineata agli obiettivi di autonomia tecnologica, controllo sui dati e resilienza, si trova in una fase iniziale rispetto al modello franco-tedesco, caratterizzata da una forte cooperazione con gli hyperscaler statunitensi.

Il Cloud della PA (PSN): Il Polo Strategico Nazionale (PSN) nasce come l’infrastruttura cloud sicura per la Pubblica Amministrazione. L’obiettivo primario è la migrazione dei dati e dei servizi della PA su data center nazionali, assicurando autonomia tecnologica e sicurezza.

Dipendenza dagli Hyperscaler: A differenza del modello francese (SecNumCloud), il PSN è costruito attraverso una partnership pubblico-privata che vede la stretta collaborazione con gli hyperscaler americani come Oracle, Google, Microsoft Azure e AWS. Il PSN offre soluzioni che prevedono la separazione delle componenti e la gestione delle chiavi di crittografia esterna al perimetro di controllo del Cloud Service Provider (CSP) per garantire maggiore “sovranità” sui dati. Tuttavia, questa architettura ibrida e l’utilizzo di servizi basati su CSP americani mantengono in ogni caso una potenziale esposizione indiretta al CLOUD Act, sebbene mitigata.

Pagamenti (EPI): L’Italia è attivamente coinvolta nella European Payments Initiative (EPI), l’iniziativa paneuropea per superare la dipendenza da Visa e Mastercard. Attraverso EuroPA, oltre 50 milioni di utenti in Italia, Portogallo, Spagna e Andorra possono inviare e ricevere denaro in tempo reale.

L’Italia sta quindi percorrendo una strada che punta all’autonomia attraverso un modello ibrido e mitigato, cercando di combinare la sovranità sulla localizzazione fisica e sul controllo delle chiavi con la scalabilità e le capacità di innovazione offerte dai grandi fornitori USA. Questo approccio espone l’Italia a un rischio maggiore di dilazione nel raggiungimento della piena sovranità giuridica e tecnologica, privilegiando la velocità di adozione e l’efficienza economica, ma alla fine sarà la scelta vincente? Probabilmente no, anche in virtù del vecchio adagio secondo cui più veloce non significa fatto nella maniera migliore.

L’anello mancante: L’autonomia finanziaria

La dipendenza digitale si estende alla finanza. La rete di messaggistica SWIFT e i circuiti di pagamento come Visa e Mastercard, pur essendo vitali per il funzionamento dell’economia, sono soggetti all’influenza statunitense, rappresentando una vulnerabilità strategica potenzialmente fatale.

L’Europa è in ritardo nel dotarsi di un’infrastruttura sovrana pienamente operativa:

  • Digital Euro: Il progetto è in fase embrionale e la BCE stima che richiederà anni (due anni e mezzo o tre dopo l’approvazione legislativa) per diventare operativo. Il rischio è quello di arrivare troppo tardi e dover adottare standard globali fissati da altri.
  • European Payments Initiative (EPI) / Wero: L’iniziativa EPI, supportata da importanti banche europee (e italiane), mira a creare un sistema di pagamenti paneuropeo con il digital wallet Wero, che si prevede raggiunga oltre 100 milioni di utenti in 10 Paesi europei. Nonostante i progressi, l’UE resta priva di un’alternativa pienamente matura a SWIFT e ai circuiti USA.

Il percorso verso l’indipendenza strutturale è lungo e complesso, come dimostra la quota di mercato ancora minoritaria dei provider locali. Tuttavia, le crisi geopolitiche e le politiche “bizzarre” più simili ad una rappresaglia commerciale dell’alleato americano hanno reso il processo di autonomia strategica digitale un imperativo geopolitico che l’Europa non può più ignorare.

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