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Introduzione e contesto evolutivo dei browser alternativi e l ‘imperativo di sicurezza, leggerezza e l’incognita CLOUD Act
Per l’utente medio, la scelta del browser non è più una questione di mera preferenza estetica o di velocità di base; è un’imperativa decisione di gestione del rischio e di ottimizzazione delle prestazioni. Il browser è il punto di accesso principale a dati altamente sensibili: transazioni finanziarie, comunicazioni professionali, informazioni sanitarie e interazioni sociali. Ogni giorno, la navigazione rilascia una mole impressionante di informazioni: query di ricerca, interazioni e Dati di utilizzo che possono essere associati al profilo dell’utente e costituire informazioni personali.
Il problema è aggravato dal fatto che il browser dominante sul mercato (Chrome) è progettato e gestito da un’azienda che è, in primis, una società fondamentalmente pubblicitaria. L’architettura di Chrome è intrinsecamente costruita per “raccogliere la massima quantità possibile di dati” al fine di monetizzarli tramite annunci mirati. Questo modello trasforma il browser in un vettore di sorveglianza digitale passiva. Di conseguenza, l’utente medio è esposto costantemente a tracciamento cross-site, cookie di terze parti e tecniche di fingerprinting.
A livello di performance, il carico di script di tracciamento e la struttura intrinsecamente pesante del motore Chromium non ottimizzato richiedono una quantità sproporzionata di risorse (RAM e CPU), soprattutto con l’aumento delle schede aperte. Per un utente con hardware datato o di fascia media, questo si traduce in rallentamenti significativi e in una scarsa esperienza d’uso.
La ricerca di un’alternativa leggera e sicura risponde dunque a due necessità primarie:
- Sicurezza e Privacy: per chiudere le “porte” aperte alla sorveglianza e proteggere il flusso continuo di informazioni personali;
- Leggerezza e Prestazioni: per garantire che l’accesso al web rimanga veloce ed efficiente, senza gravare inutilmente sulle risorse di sistema.
L’Incognita Giurisdizionale (CLOUD Act):
A complicare ulteriormente la scelta si aggiunge l’incognita sulla giurisdizione in cui risiedono i dati dell’utente. I servizi forniti da aziende con sede negli Stati Uniti (come le aziende che sviluppano browser basati su Chromium o i loro servizi di sincronizzazione) possono essere soggetti al CLOUD Act (Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act). Questa legislazione consente alle autorità statunitensi di richiedere i dati degli utenti residenti in qualsiasi parte del mondo, anche se tali dati sono archiviati su server al di fuori degli Stati Uniti. L’esigenza di un browser che operi sotto una giurisdizione con politiche sulla privacy più stringenti o che utilizzi la crittografia end-to-end (E2EE) per la sincronizzazione, in modo che i dati rimangano illeggibili anche al provider del servizio, diventa quindi un fattore determinante nella scelta di un’alternativa sicura.
Il rischio di monocultura e la necessità di alternative
L’attuale panorama del web browsing è dominato da Google Chrome, il cui successo è in gran parte attribuibile al motore open-source Chromium, che garantisce elevata compatibilità e prestazioni standard. Tuttavia, l’egemonia di Chrome presenta costi significativi per l’utente esperto, in particolare in termini di consumo elevato di risorse (RAM e CPU) e di politiche aggressive di tracciamento dei dati. La strategia di Google, primariamente un’azienda pubblicitaria, comporta l’integrazione di meccanismi che raccolgono la massima quantità possibile di dati per la monetizzazione, trasformando il browser standard in un vettore di sorveglianza.
In risposta a questo scenario, è emersa una forte domanda di alternative che mitighino l’eccessivo impatto su memoria e CPU, garantendo al contempo funzionalità avanzate e un maggiore controllo sulla privacy. Sebbene i browser analizzati—Comet, Brave e Vivaldi—siano tutti basati sul motore Chromium, le loro filosofie di sviluppo divergono radicalmente, influenzando direttamente il loro impatto sulle risorse di sistema e l’esperienza utente.
Il presente rapporto si propone di analizzare queste tre alternative meno note, fornendo un confronto dettagliato che culmini nell’identificazione di un’opzione che sia non solo funzionale (mantenendo la compatibilità Chromium e il supporto per le estensioni), ma soprattutto leggera, rispondendo così alla richiesta specifica di un sostituto efficiente di Chrome.
Criteri metrici per l’analisi comparativa
Per determinare quale browser rappresenti la migliore alternativa, l’analisi si concentra su tre assi critici di comparazione:
- Performance e Consumo di Risorse: Valutazione dell’impatto su RAM e CPU (il criterio di “leggerezza”) e la velocità percepita nel caricamento delle pagine.
- Sicurezza e Privacy: Analisi delle politiche di anti-tracking, protezione dal fingerprinting, architettura dei dati (inclusa la gestione della crittografia) e dei nuovi rischi introdotti, tenendo conto dell’impatto giurisdizionale.
- Funzionalità e Usabilità: Confronto tra i feature set unici, l’integrazione di strumenti di produttività e la curva di apprendimento richiesta dall’utente.
E’ cruciale notare che, poiché il motore di rendering Chromium è una variabile costante per tutti e tre i contendenti, le differenze prestazionali misurabili sono attribuibili interamente agli strati di funzionalità aggiuntive o, al contrario, alle eliminazioni operative (come il blocco degli annunci) implementate da ciascun sviluppatore. Se un browser aggiunge strati complessi (UI, AI), si prevede che il consumo aumenti, mentre se rimuove il carico esterno (script di tracking), l’efficienza dovrebbe migliorare. Questo rapporto utilizzerà i dati empirici disponibili per validare queste relazioni causali.
Comet – Il browser agentico e l’era dell’IA

Architettura e Integrazione Perplexity
Comet, sviluppato da Perplexity, si colloca in una categoria emergente nota come “browser agentico” o “AI-driven browser“. La sua architettura non si limita alla semplice visualizzazione di pagine web, ma integra un assistente di intelligenza artificiale direttamente nel flusso di navigazione, modificando fondamentalmente l’interazione utente. Comet è pensato per trasformare il browser da uno strumento passivo di rendering a un esecutore attivo.
Le funzionalità principali sono gestite tramite widget e assistenti AI incorporati che operano direttamente sulla pagina web. Questi strumenti consentono agli utenti di eseguire compiti complessi di workflow in modo automatizzato. Tra i casi d’uso principali si annoverano la gestione efficiente e automatizzata delle schede, la capacità di estrarre istantaneamente informazioni chiave da articoli complessi (utile per la ricerca accademica), e l’automazione di attività web ripetitive, come la compilazione di moduli, con l’obiettivo dichiarato di risparmiare ore di lavoro settimanale. L’assistente è progettato per adattarsi al flusso di lavoro dell’utente, memorizzando le preferenze per fornire suggerimenti personalizzati.
Indagine Critica: Prestazioni e Consumo di Risorse
Nonostante l’alto valore funzionale introdotto dall’IA, Comet paga un prezzo molto elevato in termini di consumo di risorse, un fattore che lo rende la scelta meno adatta per l’utente che cerca specificamente un’alternativa leggera a Chrome. L’integrazione di un modello di linguaggio esteso (LLM) e di funzionalità agentiche richiede un significativo overhead di memoria e potenza di calcolo.
I benchmark preliminari indicano chiaramente questo trade-off tra funzionalità AI e leggerezza. Comet è risultato essere “un po’ più pesante di Brave” e utilizza circa il doppio della memoria rispetto al suo concorrente orientato alla privacy. In condizioni di riposo (senza schede aperte), Comet utilizza circa 400 MB di memoria, in netto contrasto con i circa 200 MB utilizzati da Brave. Sotto carico (ad esempio, visualizzando contenuti su piattaforme come YouTube), il divario si allarga, con Comet che consuma fino a 900 MB, laddove Brave si mantiene a circa 400 MB.
Questo elevato consumo non è un difetto ma una conseguenza diretta della sua architettura: la capacità agentica e l’integrazione costante dell’AI aggiungono uno strato di codice complesso che appesantisce strutturalmente il browser. Pertanto, l’elevata pesantezza è un costo diretto e inevitabile della funzionalità intelligente che Comet offre.
Sicurezza, privacy e i nuovi paradigmi di rischio
Il modello agentico di Comet solleva nuove e significative preoccupazioni in materia di sicurezza che vanno oltre il tracciamento tradizionale. Il browser, agendo come un esecutore basato su input non deterministici forniti dall’AI, espone gli utenti a vulnerabilità uniche, tra cui la scarsa protezione contro attacchi di prompt injection. Questi attacchi, noti anche, non a caso, come “Cometjacking,” sfruttano prompt dannosi incorporati nei contenuti web per indurre il browser AI a compiere azioni non autorizzate o inconsapevoli da parte dell’utente. Il rischio è che l’agente possa accedere o manipolare dati sensibili collegati al browser, quali calendario, contatti, email o persino informazioni finanziarie.
Dal punto di vista della privacy, l’architettura introduce interrogativi sulla trasparenza. Sebbene gli utenti possano teoricamente attivare uno scudo per la privacy è stato notato che la politica sulla privacy di Perplexity, in fase di lancio, non menzionava specificamente il browser Comet. La politica esistente afferma chiaramente che il contenuto fornito dall’utente—come le query di ricerca e le interazioni—può essere associato e collegato al profilo utente, costituendo “informazioni personali” e “Dati di utilizzo“.
A causa delle gravi vulnerabilità di sicurezza e dell’elevato consumo di risorse, l’uso di Comet non può essere consigliato come alternativa leggera o sicura per la gestione di attività critiche o sensibili. Il browser Comet è meglio classificato come uno strumento di nicchia per la produttività assistita dall’IA, e non come un sostituto universale per la navigazione quotidiana.
Brave – Privacy e l’Ecosistema Web3

Il modello di sicurezza e privacy predominante
Brave è stato progettato con l’obiettivo primario di proteggere la privacy dell’utente per impostazione predefinita. La sua filosofia architetturale si basa sul blocco attivo di tutti i tentativi di tracciamento, offrendo un’esperienza di navigazione nettamente superiore in termini di sicurezza rispetto a Chrome. Brave blocca nativamente gli annunci di terze parti, i tracker cross-site, i cookie di terze parti e, in modo cruciale, integra protezioni contro il fingerprinting.
L’efficienza di Brave è una conseguenza diretta del suo modello di privacy. A differenza di Chrome, che è costruito per consentire il tracciamento e il caricamento di script pubblicitari pesanti, Brave rimuove attivamente questi elementi dal flusso di rendering. Questa rimozione non solo migliora la privacy ma funge da ottimizzatore di performance predefinito, riducendo la quantità di dati che il browser deve elaborare e visualizzare, traducendosi in una navigazione oggettivamente più veloce. Il rapporto di causa-effetto tra privacy e prestazioni è un elemento centrale che distingue Brave dai suoi concorrenti.
Efficienza e Performance: Il Candidato Leggero
L’analisi del consumo di risorse posiziona Brave come il leader indiscusso tra i tre contendenti e come l’alternativa più efficiente a Google Chrome. Brave è progettato per la velocità e l’efficienza, sfruttando il blocco nativo di tracker e annunci per minimizzare il carico di rete e di rendering.
I dati di benchmark confermano la sua leggerezza. Come precedentemente citato, Brave utilizza circa 200 MB di RAM in idle, la metà di Comet. Anche rispetto ad altri browser moderni, Brave mostra un’efficienza notevole, utilizzando in media il 40.1% in meno di memoria rispetto a Firefox e il 9.8% in meno rispetto a Edge in determinati test, nonostante l’integrazione di funzionalità native che Chrome manca. Sebbene Brave mostri un consumo di memoria leggermente superiore a Chrome in alcune misurazioni specifiche (un 4.6% in più in un test specifico), questo è ampiamente giustificato dalle sue funzionalità integrate di blocco, eliminando la necessità di estensioni esterne che aggiungerebbero ulteriormente overhead.
Per i power user che spesso lavorano con molte schede aperte, Brave offre anche l’ibernazione delle schede non utilizzate, una funzione che mette a riposo le schede inattive per liberare ulteriori risorse di sistema, migliorando le prestazioni anche in scenari di ricerca intensiva.
L’integrazione cripto e i rischi percepiti
Un aspetto distintivo dell’ecosistema Brave è la sua profonda integrazione con il Web3 e la tecnologia blockchain. Brave offre il sistema Brave Rewards, un programma facoltativo che consente agli utenti di guadagnare Basic Attention Tokens (BAT) visualizzando annunci privati che non tracciano il profilo dell’utente. Questi token possono essere utilizzati per contribuire ai siti e ai creatori preferiti o scambiati come qualsiasi altra criptovaluta.
Inoltre, Brave integra nativamente un Wallet Web3 per la gestione di crypto asset e NFT.13 Sebbene queste funzionalità siano innovative, per alcuni utenti che non hanno interesse nel Web3, l’integrazione di elementi cripto può essere percepita come bloatware o un potenziale rischio per la privacy, spingendoli verso alternative come Vivaldi. E’ fondamentale sottolineare che la partecipazione a Brave Rewards e l’uso del Wallet sono completamente opzionali e possono essere disattivati, permettendo all’utente che cerca solo performance di godere della leggerezza strutturale di Brave senza l’overhead Web3. Ed avendo sede negli USA, è teoricamente soggetto al CLOUD Act.
Vivaldi – La Cattedrale della Personalizzazione

Architettura orientata alla produttività (Il modello Power User)
Vivaldi si rivolge specificamente al power user, offrendo un livello di personalizzazione e integrazione di funzionalità senza pari tra i browser Chromium alternativi. La filosofia di Vivaldi, guidata dal co-fondatore di Opera, Jon S. von Tetzchner, è quella di fornire una suite completa di strumenti integrati per la produttività.
Tra le sue funzionalità più potenti vi sono i Workspaces (Aree di Lavoro), che permettono di organizzare le schede in gruppi logici, il Tab Stacking (raggruppamento delle schede) e una suite completa di strumenti integrati che includono Posta, Calendario e un Lettore Feed RSS nativo. Questi strumenti permettono agli utenti di gestire il proprio intero flusso di lavoro professionale senza la necessità di estensioni o applicazioni esterne.
Impatto sull’utilizzo delle risorse e mitigazione
La ricchezza di funzionalità integrate e l’estrema personalizzazione di Vivaldi hanno un impatto diretto e misurabile sul consumo di risorse. Vivaldi richiede strutturalmente più RAM rispetto ad altri browser basati su Chromium. La ragione tecnica di questo consumo è l’aggiunta di un “second UI layer on top of Chromium”. Questo strato aggiuntivo è ciò che consente il controllo granulare sull’interfaccia utente, ma inevitabilmente aumenta il footprint di memoria di base.
I test di consumo di memoria mostrano che Vivaldi può utilizzare circa 350-400 MB in idle. Per confronto, la baseline di Chromium con 10 schede aperte può raggiungere circa 930 MB di RAM. L’overhead di Vivaldi lo squalifica immediatamente come opzione più leggera rispetto a Brave.
Tuttavia, Vivaldi introduce strategie efficaci per mitigare l’impatto in scenari di utilizzo intenso. Le funzionalità come il Tab Stacking e l’ibernazione delle schede permettono di raggruppare e disattivare le schede non utilizzate, liberando risorse preziose. Questo significa che Vivaldi è ottimizzato per la gestione della complessità—l’utente con cinquanta schede aperte—ma non è il più leggero di default, poiché il suo strato UI è sempre attivo e richiede risorse.
Privacy e trasparenza (La risposta al tracciamento)
In termini di privacy, Vivaldi si posiziona in netta opposizione al tracciamento aziendale, una posizione etica sostenuta dal suo CEO. Vivaldi non include analytics o feature tracking interni. Per la sincronizzazione di dati sensibili come note e segnalibri, Vivaldi utilizza la crittografia end-to-end (E2EE), garantendo che i dati rimangano privati anche sui server di sincronizzazione.
Vivaldi include un blocco annunci nativo, ma alcuni utenti lo percepiscono come meno efficace o inferiore rispetto al blocco integrato di Brave, che è il cuore della sua architettura. Un punto di critica per i puristi della privacy è che Vivaldi non è completamente open source, a differenza di gran parte del codice di Brave. Ciononostante, per gli utenti che desiderano una suite di produttività potente senza cedere al modello di tracciamento di Chrome, Vivaldi rimane una scelta eccellente, anche se non la più leggera.
Confronto analitico Cross-Platform
Il confronto tra Comet, Brave e Vivaldi rivela tre modelli di navigazione distinti, ciascuno con un compromesso specifico tra funzionalità, privacy e consumo di risorse.
Matrice di comparazione funzionale e filosofica
La seguente matrice riassume le filosofie e le caratteristiche chiave dei tre browser alternativi:
Comparazione dettagliata delle risorse (Il fattore leggerezza)
L’obiettivo primario di questo rapporto è identificare l’alternativa leggera a Chrome. L’analisi del consumo di risorse (RAM e CPU) è l’unica metrica obiettiva per soddisfare questo requisito. I dati empirici mostrano una gerarchia chiara, dove l’efficienza è inversamente proporzionale alla complessità aggiunta all’architettura Chromium.
I dati dimostrano che Brave è il browser più efficiente e, di conseguenza, il più “leggero” tra i tre contendenti. Brave utilizza circa il 50% in meno di RAM sia in condizioni di inattività che sotto carico rispetto a Comet. Questa superiorità prestazionale deriva dalla sua decisione strutturale di eliminare il contenuto non necessario (tracking e annunci) sin dalla radice, a differenza di Vivaldi, il cui overhead UI lo mantiene in una fascia di consumo di risorse più elevata. Vivaldi, pur offrendo eccellenti strumenti di mitigazione, non può competere con Brave sulla leggerezza di base. Comet, con il suo strato AI, è il browser più pesante del gruppo.
Sicurezza, rischi architetturali e trasparenza
In termini di sicurezza, i tre browser mostrano approcci diversi. Brave offre la protezione più robusta contro il fingerprinting e i tracker di terze parti per impostazione predefinita. La sua architettura è ottimizzata per la sicurezza passiva contro le minacce web comuni. Vivaldi offre un buon livello di privacy con la sincronizzazione E2EE, ma la sua protezione non è altrettanto onnicomprensiva come quella di Brave.
Il rischio più grave è associato a Comet. L’introduzione di un agente AI cambia la natura delle vulnerabilità, rendendo l’utente esposto ad attacchi logici come il prompt injection. Sebbene la navigazione tradizionale si concentri sul prevenire l’esecuzione di codice dannoso, Comet deve preoccuparsi di prevenire istruzioni dannose fornite all’AI che potrebbero, ad esempio, fargli automatizzare azioni indesiderate con i dati personali. Per questo motivo, Comet è l’opzione a più alto rischio in termini di sicurezza logica e accesso ai dati sensibili.
Curva di apprendimento e usabilità
L’usabilità e la curva di apprendimento sono fattori cruciali per una transizione da Chrome.
Brave offre l’esperienza più fluida. La sua interfaccia utente è pulita e minimamente modificata rispetto alla base Chromium, rendendo la transizione per gli utenti di Chrome quasi immediata. L’utente deve solo adattarsi all’uso facoltativo del sistema Rewards.
Vivaldi presenta la curva di apprendimento più ripida. Sebbene l’interfaccia possa essere ridotta all’essenziale (barra delle schede e barra degli indirizzi), per sfruttare appieno il potenziale di produttività di Vivaldi (Workspaces, Mail, Tab Stacking), l’utente deve investire tempo nella configurazione e nell’apprendimento di nuovi flussi di lavoro complessi.
Comet, d’altra parte, è intuitivo per la navigazione di base, ma l’efficacia del browser dipende dalla padronanza dell’interazione con l’assistente AI per l’automazione dei compiti. Ciò richiede l’adozione di un nuovo paradigma di lavoro anziché un semplice adattamento dell’interfaccia.
Conclusioni e Raccomandazioni Strategiche
Il verdetto sulla “leggerezza”: L’Identificazione del veloce sostituto di Chrome
L’analisi comparativa ha stabilito che i tre browser alternativi si distinguono in base a tre diversi principi: Comet per l’Intelligenza, Vivaldi per la Funzionalità e Brave per l’Efficienza. Poiché la richiesta specifica era di identificare un’alternativa funzionale e, crucialmente, leggera al pesante Chrome, l’attenzione deve ricadere sul browser con il minor footprint di memoria e la migliore velocità di caricamento.
Il browser più leggero è inequivocabilmente Brave. Brave dimostra un consumo di RAM significativamente inferiore sia in condizioni di inattività che sotto carico rispetto a Comet, Vivaldi e alla baseline di Chrome. La sua efficienza è una diretta conseguenza della sua architettura di sicurezza: bloccando nativamente la maggior parte del contenuto che appesantisce il motore Chromium, Brave accelera la navigazione e riduce il carico computazionale.
Scenario Utente Ideale per Ogni Browser
Per fornire una raccomandazione strategica completa, è utile delineare lo scenario ideale per ciascun browser:
Raccomandazione per l’alternativa leggera e privata: Brave
Brave è l’alternativa ideale a Chrome per l’utente che cerca leggerezza, massima velocità e privacy senza compromessi. E’ perfetto per chi utilizza hardware con risorse limitate (ad esempio, laptop meno recenti) o per chi è stanco dell’eccessivo tracciamento di Google. Brave offre la minima curva di apprendimento tra i tre e fornisce un’esperienza funzionalmente completa grazie alla sua base Chromium.
Raccomandazione per il Power User e la Produttività: Vivaldi
Vivaldi è raccomandato per professionisti e power user che necessitano di un controllo granulare assoluto sul proprio workflow e di una suite di strumenti integrata (Mail, Calendar, Notes). L’utente deve accettare un consumo di RAM di base superiore come costo per le funzionalità avanzate. Vivaldi non è l’opzione più leggera, ma è la più ricca di funzioni.
Allerta rossa per l’Innovatore AI: Comet
Comet è adatto solo per la sperimentazione o per flussi di lavoro ad alta automazione che non coinvolgono la manipolazione di dati personali o finanziari. A causa del suo elevato consumo di risorse e, soprattutto, dei nuovi e seri rischi di sicurezza legati al prompt injection, Comet è sconsigliato come sostituto quotidiano e universale per la navigazione.
Giustificazione Tecnica Finale
La raccomandazione definitiva per un’alternativa funzionale e leggera a Chrome sembrerebbe essere Brave. La sua scelta è giustificata da un principio architetturale: mentre Vivaldi aggiunge complessità (layer UI) e Comet aggiunge funzionalità (AI), Brave ottimizza attraverso la sottrazione (blocco dei tracker). Questa ottimizzazione per sottrazione si traduce direttamente nei benchmark di memoria, rendendolo il più performante e leggero tra i candidati analizzati. Brave fornisce la migliore combinazione di privacy, velocità e funzionalità Chromium con il minor impatto sulle risorse del sistema.
Tuttavia Vivaldi, a differenza di Brave o di progetti con sede negli Stati Uniti, non è nella situazione di potenziale rischio CLOUD Act.
Ecco perché la situazione di Vivaldi è significativamente diversa per quanto riguarda la giurisdizione:
- Sede Legale in Europa;
- Vivaldi Technologies (la società che sviluppa il browser) ha la sua sede principale in Norvegia, con un ufficio satellite in Islanda.
- Né la Norvegia né l’Islanda sono sotto la giurisdizione diretta degli Stati Uniti.
- Essendo una società norvegese, Vivaldi è soggetta alle leggi sulla privacy europee (inclusi GDPR e le relative norme norvegesi), che offrono una protezione dei dati molto più rigorosa rispetto al CLOUD Act statunitense.
- A livello di privacy, la vera differenza sta nel fatto che Vivaldi, pur utilizzando il codice Chromium, ha rimosso l’integrazione con i servizi di Google e non invia dati di telemetria all’azienda.
- Gestione dei Dati (Vivaldi Sync) Vivaldi afferma di crittografare i dati sincronizzati (Vivaldi Sync) con la crittografia end-to-end, il che significa che l’azienda stessa non è in grado di leggere i dati archiviati, anche se ricevesse un mandato legale.




















