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Era il 16 novembre 2016 quando il quartiere San Paolo di Bari diventò teatro di un’esecuzione in pieno stile mafioso. Nicola Vasienti, allora 26enne, venne raggiunto dai sicari all’interno della sua stessa abitazione. Oggi, grazie alle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) e condotte dalla Squadra Mobile, quel caso sembra essere giunto ad una importante svolta.
La cronaca del 2016: un’esecuzione tra le mura domestiche
Nicola Vasienti, già noto alle forze dell’ordine per precedenti legati alla droga, fu sorpreso dai killer in un luogo che considerava sicuro: casa sua. Secondo le ricostruzioni dell’epoca, l’agguato avvenne nel pomeriggio.
I sicari fecero irruzione nell’appartamento e aprirono il fuoco a bruciapelo, non lasciandogli scampo. La brutalità dell’azione e la scelta del luogo — l’ambiente domestico — chiarirono fin da subito agli inquirenti che non si trattava di un semplice avvertimento, ma di un’eliminazione decisa ai vertici della criminalità locale per lanciare un segnale di forza.
Il contesto criminale e la guerra tra clan
L’omicidio di Vasienti si inseriva in un periodo di fortissima tensione tra i clan che si contendevano il controllo del traffico di stupefacenti e delle estorsioni nel quartiere San Paolo. In quegli anni, la zona era una polveriera: agguati, gambizzazioni e “stese” erano all’ordine del giorno per ridisegnare i confini del potere criminale tra i sodalizi storici e le nuove leve emergenti.
L’operazione odierna: chi sono i responsabili
L’ordinanza eseguita questa mattina, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, colpisce i vertici del gruppo criminale che avrebbe decretato la morte di Vasienti. Le nuove prove raccolte, verosimilmente incrociate con dichiarazioni di collaboratori di giustizia e analisi tecniche su tabulati e intercettazioni dell’epoca, hanno permesso di chiudere il cerchio su mandanti: coloro che decisero la condanna a morte del giovane, esecutori materiali: il gruppo di fuoco che entrò in azione quel pomeriggio di novembre.
L’operazione odierna conferma l’impegno costante della Procura e della Polizia di Stato nel non lasciare impuniti i delitti di sangue, anche a distanza di quasi un decennio, colpendo le strutture organizzative della criminalità organizzata barese.
















