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Una giornata di contestazione nel cuore dell’Europa. Questa mattina Bruxelles si è svegliata sotto il rumore dei motori di migliaia di trattori. Oltre 10.000 agricoltori, provenienti da tutti i 27 Stati membri dell’UE, hanno invaso il quartiere europeo per la più grande mobilitazione del settore degli ultimi dieci anni.
La protesta, organizzata dal coordinamento Copa-Cogeca insieme alle principali sigle italiane come Coldiretti, Confagricoltura e Cia, mira a bloccare le nuove linee guida della Politica Agricola Comune (PAC) e la firma dell’accordo commerciale con i paesi del Mercosur.
Tensioni nel quartiere europeo: la cronaca della mattinata
Il corteo è partito intorno alle ore 9:00 dalla zona della Gare du Nord, dirigendosi verso Place du Luxembourg e le sedi della Commissione Europea. Nonostante l’imponente dispiegamento di forze dell’ordine e la chiusura di numerosi tunnel stradali, si sono registrati momenti di tensione quando alcuni manifestanti hanno tentato di forzare i blocchi per raggiungere Rue de la Loi.
I fumogeni hanno colorato il cielo di Bruxelles, mentre davanti ai palazzi delle istituzioni è andata in scena una protesta simbolica: un ammasso di stivali da lavoro abbandonati sull’asfalto, a significare l’impossibilità di proseguire l’attività agricola alle condizioni attuali.
Perché gli agricoltori protestano: i 3 pilastri del dissenso
La rabbia delle campagne europee si concentra su tre punti critici che minacciano la sopravvivenza delle aziende agricole:
Tagli alla PAC 2028-2034: La proposta della Commissione prevede un taglio del budget di circa il 20-23%. Le risorse scenderebbero da 386 a circa 300 miliardi di euro, mettendo a rischio i pagamenti diretti agli agricoltori.
L’Accordo Mercosur: Proprio mentre la Presidente von der Leyen è in procinto di volare in Brasile, gli agricoltori denunciano una “concorrenza sleale”. L’accordo faciliterebbe l’importazione di carne e prodotti agricoli dal Sud America che non rispettano gli standard sanitari e ambientali imposti ai produttori europei.
Il Fondo Unico e la Burocrazia: La riforma propone di accorpare i fondi per lo sviluppo rurale in un unico capitolo di spesa, aumentando la complessità burocratica e mettendo i diversi settori economici in competizione tra loro per le stesse risorse.
“Non chiediamo sussidi, ma incentivi per produrre qualità e sicurezza alimentare” ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “Questa riforma è una dichiarazione di guerra al settore primario”.
Lo spettro dell’abbandono delle campagne
I dati discussi durante la manifestazione sono allarmanti: in Italia, su 100 euro spesi dai consumatori, solo 7 euro arrivano effettivamente nelle tasche degli agricoltori. Il resto viene assorbito dalla catena di distribuzione e dai costi di produzione sempre più alti.
“Ci stanno togliendo la vita e il futuro dei nostri giovani”, gridano i manifestanti dai trattori. Il rischio denunciato è una “desertificazione produttiva” dell’Europa, che la renderebbe totalmente dipendente dalle importazioni alimentari estere.
Cosa succede ora?
La mobilitazione coincide strategicamente con il Consiglio Europeo, dove i capi di Stato e di governo discuteranno il futuro bilancio dell’Unione. Gli agricoltori hanno promesso di non lasciare la piazza fino a quando non arriveranno segnali concreti di revisione della PAC e garanzie sulle clausole di salvaguardia per i prodotti Made in Italy e Made in Europe.
















