Se n’è andato ieri sera Bruno Bolchi, detto Maciste”, protagonista assoluto della Puglia calcistica degli anni Ottanta e Novanta. Il suo nome rimarrà legato ai due club Bari e Lecce. Con entrambi, infatti, è stato capace, da allenatore, di dare un’impronta di squadra e al tempo stesso di ottenere risultati di assoluto prestigio. Ma fu anche un calciatore con un ottimo palmares.
È morto in una clinica di Firenze all’età di 82 anni.
Bruno Bolchi diventa giovanissimo un calciatore dell’Inter (a 18 anni esordisce in Serie A), diventandone il capitano dopo tre anni e riuscendo a vincere lo scudetto (1963). Maciste, il suo soprannome, lo assimila proprio negli anni durante la militanza con l’Inter, per il suo aspetto possente. Chiude la sua esperienza da calciatore con 200 presenze in A, 12 reti e 4 presenza in Nazionale.
È da allenatore che lega la sua professione alla Puglia. Prima al Bari nel 1983 per tre stagioni, poi al Lecce nel 1992 per una sola stagione.
Col Bari riesce nell’impresa della doppia promozione dalla C1 alla A. Riesce, inoltre, a portare i biancorossi ai quarti di finale di Coppa Italia, dopo aver battuto Fiorentina e Juventus.
Con il Lecce ottiene una storica promozione del club (1992-1993) in Serie A.
Rimarrà dunque agli annali come esperto di promozioni in A, dal momento che riesce a fare felice anche i tifosi di Reggina, Cesena e Pistoiese.
Una curiosità: fu il primo calciatore a finire sull’album delle figurine Panini (1961).
Uno dei giocatori del suo Lecce, Stefano Melchiori, protagonista della promozione nel 1992-1993, ha ricordato con noi il mister utilizzando parole piene di emozione e ammirazione.
“Rappresentano gli anni più belli per me” ha detto, “il mister ha incarnato la figura del padre”. “I ricordi ovviamente sono legati alla stagione 92/93, e tutti i calciatori di quella generazione sono scossi e dispiaciuti per quanto accaduto. Ci siamo sentiti proprio questa mattina nel nostro gruppo whatsapp e ognuno di noi lo ha ricordato a modo suo. Al di là di ogni risultato ottenuto, quello che mi rimane nel cuore e che conservo è l’ottimo rapporto che si era creato con lui, rapporto che il mister aveva instaurato per costruire un gruppo solido e compatto. Ci tengo a dire che questo è pensiero di anche tutti gli altri calciatori, dei quali mi onore di fare da portavoce. Tra i ricordi che rimarranno nel mio e nel nostro cuore uno è sicuramente l’abbraccio finale dopo la partita con la Lucchese che ha sancito la nostra promozione in serie A. Il pianto del mister a fine gara è stato per noi un momento di massima gioia e felicità, soprattutto perché vederlo emozionato ha fatto un certo effetto.”
















