10 Ott 2025

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Denuncia il rischio amianto nell’ex Ilva. Operaio licenziato si rivolge alla magistratura

L’ArcelorMittal Italy S.p.A. (ex Ilva) licenzia Pasquale Maggi, dipendente dal 2000 presso lo stabilimento di Taranto affetto da patologia asbesto-correlata in seguito all’esposizione professionale ad amianto, per aver “leso l’immagine e la reputazione sociale dell’azienda” e lui si rivolge alla magistratura.

L’ex dipendente per anni aveva più volte denunciato il rischio amianto e i pericoli all’interno dell’azienda, sollecitando la messa in sicurezza, per tutelare la salute sua e dei suoi colleghi.

“In qualità di volontario e attivista dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che è operativa nell’ILVA di Taranto con un comitato fin dal 2008, ho chiesto alla dirigenza maggiore e più efficace attenzione per la tutela dell’ambiente e rispetto della salute di tutti i lavoratori. In risposta ho subito contestazioni disciplinari, ed ora il licenziamento” – spiega Maggi.

“Per questo mi sono rivolto alla Magistratura fiducioso di avere giustizia, ma anche con il pensiero rivolto ai tanti bambini della città che, a causa dei ritardi delle bonifiche, si stanno ammalando e stanno morendo per i ritardi delle bonifiche. I vecchi Governi avevano perfino promesso di costituire delle unità di oncologia pediatrica nella nostra Città, ad oggi nulla è stato fatto”.

“Ritengo ingiustificato il licenziamento del Sig. Maggi e saremo al suo fianco in tutte le sedi, e auspico che il datore di lavoro lo revochi tenendo conto della meritevole attività di tutela della salute e dell’ambiente nelle quali è stato sempre in prima come volontario a sostegno delle famiglie degli ammalati e dei deceduti” – dichiara il Presidente ONA Ezio Bonanni, che ribadisce – l’ONA resterà in prima fila perchè si coniughi lavoro e salute affermando la necessità che si evitino le esposizioni a tutti i cancerogeni secondo i principi costituzionali, anche alla luce della più elevata incidenza, fino al 400% in più di molti cancri spiccatamente professionali, quali per esempio il mesotelioma –  e sottolinea – “per i lavoratori di alcuni reparti dello stabilimento la maggiore incidenza di cancri può arrivare anche al 1000%. Le spese sanitarie legate alle malattie professionali per l’esposizione a cancerogeni, con riferimento agli ex dipendenti ILVA e di altri siti contaminati (arsenale militare, etc.) di Taranto, sono pari a 4.000.000.000 di euro l’anno“.

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