06 Nov 2025

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Gioacchino Murat e la nascita del “nuovo borgo” di Bari

Se c’è qualcuno che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Bari, questo è senz’altro Gioacchino Murat, un giovane re venuto da un minuscolo centro della Francia meridionale, al cui nome è legata la storia di un intero quartiere della città e non solo.

Ultimo di undici figli, Murat era nato il 25 marzo 1767 a Labastide-Fortunière, un piccolo paesino sui Pirenei.
Sin da piccolo, si mostrò irrequieto e ribelle e il padre, nel tentativo di spegnerne i bollenti spiriti, lo mandò in seminario, per avviarlo ad una comoda carriera ecclesiastica.

Niente da fare: la dura vita e le severe regole dell’Istituto non facevano per lui.

Sfrenato e senza inibizioni (gli piacevano il gioco, l’alcool e le donne), nel 1784, dopo l’ennesima zuffa, Gioacchino venne espulso dal seminario.

Nei successivi tre anni, aiutò il padre nella gestione della locanda, finchè, nel 1787, si arruolò come soldato semplice nella guardia di Luigi XVI, ma, allo scoppio della Rivoluzione, passò nell’esercito rivoluzionario, diventando ufficiale di cavalleria.

Trasferitosi a Parigi, entrò nella cerchia di Napoleone: il giovane generale corso amava circondarsi di giovani spavaldi e sprezzanti del pericolo e Gioacchino sembrava decisamente il migliore.

Murat scalò rapidamente tutti i gradi della gerarchia militare, conquistando la fiducia di Bonaparte che, divenuto Impertaore, gli fece sposare sua sorella Carolina e lo nominò, prima, Governatore di Parigi e, poi, Maresciallo dell’Impero.

Nel 1808, la svolta

Dopo aver sconfitto i Borbone e conquistato il Regno di Napoli, Napoleone ne assegnò il trono prima al fratello maggiore Giuseppe e poi, divenuto questi re di Spagna, al cognato Gioacchino.

La gioia per il titolo fu accompagnato dalla prima grande delusione.

Per volere dell’Imperatore, egli assunse il nome di Gioacchino Napoleone, quasi a rimarcare la primogenitura Imperiale sul governo del Regno e la totale sottomissione agli interessi economici della Francia.
Murat si sentiva un ‘vassallo’, un Re dimezzato: un ruolo che lo umiliava e che darà inizio a non pochi dissidi con l’Imperatore.

Gioacchino fece del suo meglio per governare bene e fare grande il Regno di Napoli, né gli impegni del Reame e la grande massa di lavoro organizzativo per l’ammodernamento dello Stato, poté impedirgli di essere presente su tutti i campi di battaglia d’Europa accanto al cognato.

Fu l’inizio di una nuova epoca anche per Bari.

Bello, alto, forte come un toro, elegantissimo nella sua uniforme con il cappello a pennacchio: l’incontro fra i baresi e il Principe francese fu amore a prima vista.

Il Re giunse in Puglia per verificare lo stato dei porti e della marina e, dopo aver visitato Gioia del Colle, Taranto, Gallipoli, Otranto e Brindisi, si fermò a Bari.

La città contava poco più di 18 mila abitanti ed era ancora circondata da un’imponente muraglia che partiva dal Castello e finiva in via delle Mura (l’odierna via Venezia).
Per tutta la lunghezza delle mura correva un ampio fossato e, accanto a questo, la strada ‘consolare’, un largo viale che dal Castello portava a Piazza del Ferrarese.

Il vecchio borgo soffriva condizioni di vivibilità estreme: un groviglio di abitazioni anguste e malsane assediavano le due piazze della città, le decine di piccole chiese e i due maestosi templi religiosi, la Basilica e la Cattedrale.

La città che dopo la Rivoluzione di Napoli si era dimostrata sinceramente aderente agli ideali repubblicani francesi meritava di più.

Murat accolse subito la richiesta di rinnovamento della popolazione e approvò i lavori di ampliamento del borgo cittadino, promettendo di fare di Bari “una grande e bella città”.

La costruzione della prima casa nel borgo nuovo iniziò nel 1816; l’anno successivo venne abbattuta la prima delle tre porte cittadine, la “porta di mare” e iniziò la costruzione del primo edificio pubblico, il mercato coperto di Piazza del Ferrarese (l’odierna Sala Murat).

Il primo marzo 1819 il consiglio municipale deliberò lo smantellamento della “porta del Castello” e, l’anno successivo, venne spianata l’intera muraglia e riempito il fossato antistante che rappresentava un costante pericolo per le persone, animali e vetture che, frequentemente, vi precipitavano.

Aria, luce e spazio: per tutti i baresi era l’inizio di una nuova vita.

Il programma di ammodernamento della Puglia si estese anche a Brindisi, dove Murat ordinò il riattamento del porto.

1813, il declino

Tornato a Napoli, Gioacchino partecipò, nell’ottobre del 1813, alla battaglia di Lipsia contro i prussiani.
Sarà la seconda grande sconfitta militare di Napoleone e l’inizio del declino di Murat.

Deluso dal continuo desiderio di guerra del suo Imperatore, Murat abbandonò Napoleone e l’esercito francese e, nel 1814, nel tentativo di conservare il suo Regno, si alleò con gli odiati austriaci, schierando l’esercito napoletano contro i francesi.
Sconfitto e costretto alla fuga, Murat venne catturato a Pizzo Calabro e, il 13 ottobre 1815, fu fucilato. Dopo l’esecuzione, il suo corpo venne gettato in una fossa comune.

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Antonio Verardi
Antonio Verardi
Storico dell’Arte. Ha collaborato con il Museo Pecci di Prato. Ha svolto attività di ricerca per la Facoltà di Lettere e Architettura. E’ docente di letteratura italiana, storia e storia dell’arte. Perito ed esperto per la Camera di Commercio di Bari è iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti dal maggio 2011.

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