06 Nov 2025

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“Madammane nasce come auto-provocazione e racconta 10 minuti che hanno cambiato le sorti dell’Argentina”. Donato Chiarello domani chiude “Ti racconto a Capo”

La rassegna letteraria protagonista dell’estate pugliese “Ti racconto a Capo” giunge all’ultimo appuntamento che chiude la quindicesima edizione. Domani 13 settembre alle 20,30 in piazza Santa Teresa a Corsano, Donato Chiarello, attore e scrittore, presenta il suo ultimo libro “Madammane“, edizione Besa. Le domande di Luciano De Francesco e Carlo Ciardo, con il piano di Margherita Mariano e i quadri di Luana Celeste, allieteranno la serata conclusiva del calendario di presentazioni organizzato da “Idee a Sud Est“.

Il volume ha come protagonista Paolù, un ragazzo che cresce in un Salento dal fascino ombroso, dove parole, gesti, suoni e colori sono parte di un ancestrale incantesimo. Divenuto ragazzo, Paolù si lascia stregare dagli occhi di Lisa, che diventerà l’amore della sua vita, e soprattutto incontra Safira, misteriosa zingara che lui ribattezza Madammane: da lei imparerà a padroneggiare le leggi del tempo e della natura, e ad assecondare le improvvise accelerazioni della sorte. La vita lo porta nella tremenda Argentina di Videla, dove diventerà, ma ben presto il dramma impietoso della grande Storia travolgerà lui e la sua famiglia, generando dolore, segreti e nuovi silenzi.

Abbiamo rivolto all’autore Chiarello alcune domande, per approfondire alcune questioni sulla presentazione, sul suo libro, sulla scrittura e sulla rassegna “Ti racconto a Capo” anche per capire lo stato della cultura in Puglia.

 

Domanda: Il romanzo si apre con un toccante momento in un campo da rugby, dove viene affrontato il tema dei desaparecidos in Argentina. Una pagina storica buia che ha segnato tutti. Come ha intrecciato, nella storia, l’amore per lo sport, le giovani vite e un dramma di dimensioni così disumane?

Risposta: Tutto nasce da una provocazione, o meglio da un’auto provocazione. Ero a un funerale della mamma di un amico e il silenzio era impressionante. Ed era soprattutto strano. Perché di solito ai funerali c’è quasi chiasso… E, da teatrante, mi sono chiesto come fare per rappresentare il silenzio a teatro. Se non si tratta di una pausa studiata, il silenzio, a teatro, è opprimente, se non vuoto di significato. Il guanto di sfida era stato lanciato. Poi è venuto a galla, inaspettatamente, un relitto di un libro di qualche anno prima: Mar del Plata di Claudio Fava. E allora ogni tassello ha preso il suo posto. Ma, ahimè, decuplicando la sfida.

 

Domanda: Il Sud dell’America e il Sud dell’Italia, rappresentato dai personaggi provenienti dal Salento, sembrano avere un destino comune. Quali sono i loro punti di contatto?

Risposta: In Mar del Plata Claudio Fava racconta, con un parallelo ardito, la mafia siciliana con i morti nell’acido e la dittatura argentina di Videla con i “desaparecidos”. Ma non si discosta da tutte le mafie, anche se declinate con nomi diversi: camorra, ‘ndrangheta o sacra corona unita. E in Mar del Plata Claudio Fava lo fa per bocca dell’unico sopravvissuto della squadra di rugby decimata da Videla. Il minuto di silenzio che l’allenatore chiede prima della partita successiva al primo omicidio, se non fosse vero, sarebbe un capolavoro narrativo… Poi, i minuti di silenzio, magicamente diventano due, poi tre, fino a dieci.  Quei dieci minuti, mi piace pensare, hanno cambiato le sorti dell’Argentina e infuso uno spirito rivoluzionario nei giovani. E non solo argentini.

 

Domanda: Il Salento sta diventando sempre di più presente nella letteratura italiana. La bellezza dei nostri paesaggi, le caratteristiche tipiche dei personaggi del Sud, il boom turistico. Quali sono le altre motivazioni secondo lei?

Risposta: Io penso che la luce del Salento sia unica, nessun duplicato, per quanto fedele le rende giustizia. E poi gli odori. E i sapori. E i suoni… Il Salento, quello vero e non da cartolina, è una poesia simbolista dove la sinestesia impera: la luce gialla dei tufi ti fa pensare al frinire delle cicale, una pietra spaccata ti annuncia nelle narici l’arrivo di un temporale, il silenzio della controra estiva si sposa con i pomodori che seccano al sole. E tutto questo non è letteratura?

 

Domanda: Accanto alle presentazioni classiche, il suo libro viene portato in scena anche come spettacolo teatrale. Un modo nuovo di parlare del suo contenuto e di coinvolgere gli ascoltatori. Ci può raccontare questo e gli altri progetti con cui ha promosso il libro?

Risposta: Madammane nasce come copione teatrale, poi in un secondo momento si sviluppa orizzontale su carta come romanzo. A dire il vero, ancor prima dell’editing della casa editrice Besa-Muci, e quindi prima delle stampe, avevo già messo in scena “Quei dieci minuti” tratto proprio da Madammane. Di fatto è una lettura scenica interattiva dove visioni immaginifiche arredano la voce dell’attore che dialoga con le note del flauto, unico contrappunto ad una storia d’amore, di memoria e di sangue. Il massaggiatore che arriva dal sud dell’Italia ci sa fare con le mani, regalo dell’antica e misteriosa zingara Madammane, che gli ha consegnato anche l’amore per Lisa, sua compagna di classe, poi diventata sua moglie. E un segreto che Paolù, diventato Manolo, vorrà scoprire ritornando, ormai adulto, in Italia. E l’attore narra tutto questo: un modo diverso per fare una presentazione di un libro. Direi un modo “carnale”. Non solo un libro, neanche un audio libro, ma la voce di un attore che ti accompagna nella storia. Non la legge. La vive.

 

Domanda: “Ti racconto a Capo” è arrivato alla 15esima edizione. Qual è lo stato della cultura nella nostra regione, la Puglia, secondo lei?

Risposta: Anche qui avremmo bisogno del famoso “terzo tempo” del rugby. Un tempo dove gli abitanti del Salento e della Puglia, ma forse di tutto il Sud, facessero pace con la loro terra martoriata e bellissima. Bellissima e martoriata. Una dimensione mentale e che permetta, non solo ad artisti, cineasti, attori, scrittori, ma a tutti di riappropriarsi delle tradizioni. Non per farne icone smorte e brillantinate, ma veri miti fondatori. Un plauso dunque agli operatori culturali che sanno essere traino pur guardando verso orizzonti nuovi. Navi che guardano i porti senza tralasciare l’importanza della scia. Ti racconto a Capo è un esempio emblematico. Evviva.

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Marco De Matteis
Marco De Matteis
Giornalista pubblicista, scrive per PugliaIn dal 2018 e L'Edicola dal 2024. Laureato in Scienze della Comunicazione, ama tutto ciò che ha a che fare con l’estate. Gestisce una libreria nel cuore del Salento. Ama leggere e scrivere, e cura una piccola rubrica di recensioni on line, oltre che una rassegna letteraria "Libri in Terrazza". Gioca a tennis da quando aveva 7 anni, ed ora si è convertito giocando anche a Padel. Nel novembre 2020, per Editrice Salentina, pubblica "Il piano inclinato, #raccontidellaquarantena", il suo primo libro; nel luglio 2022, per Las Vegas Edizioni, esce "Ti ho trovato fra le pagine", di cui è uno degli autori; nel 2023 pubblica, per Capponi Editore, "Quattro anni in fumo".

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